Economia del Basilicata
La
Basilicata, svantaggiata dalla propria costituzione morfologica ed emarginata
per lungo tempo dagli investimenti, nonché ancora oggi largamente sprovvista di
importanti vie di comunicazione, è una delle regioni meno sviluppate del Paese:
il suo reddito pro capite si colloca al 16º posto nel panorama delle regioni
italiane, ma, dal 2001, nel quadro del Mezzogiorno e Isole è il più alto dopo
Abruzzo, Sardegna e Molise.
Agricoltura
Il settore agricolo costituisce ancora oggi un caposaldo dell'economia
regionale. La produzione di colture di pregio è relegata solo in alcuni
territori regionali a causa dei condizionamenti esercitati dalla montuosità del
territorio, dalla sua scarsa fertilità e dall'irregolarità delle precipitazioni.
La riforma fondiaria, cominciata a partire dagli anni Cinquanta, assieme
all'assegnazione di migliaia di case sparse e di terre ai braccianti, alle
bonifiche e alle irrigazioni di vasti comprensori (grazie anche allo sbarramento
del Bradano e di altri fiumi) hanno contribuito allo sviluppo dell'agricoltura.
La diffusione di tali opere ha però subito, nel corso del tempo, un
rallentamento ed esse non sono oggi in grado di assicurare adeguate opportunità
di sviluppo alle attività agricole, penalizzate anche dall'insufficienza delle
strutture di commercializzazione. La loro localizzazione ha quindi determinato
aree piuttosto differenziate per caratteristiche produttive: privilegiate
risultano le valli dell'Agri, nel suo medio corso, e dell'Ofanto, oltre alla
piana di Metaponto. Le colture più estese sono quelle del frumento, seguito da
altri cereali che in buona parte costituiscono materia prima per l'industria
alimentare lucana (avena, orzo, mais), e delle patate; abbastanza diffusi sono
la vite (soprattutto uva da vino), l'olivo, presente nelle aree collinari, e gli
agrumi, nelle piane ioniche; un certo incremento hanno registrato alcune colture
industriali, in particolare la barbabietola da zucchero (che ha superato per
estensione la tradizionale coltura della patata) e il tabacco, e quelle
ortofrutticole. Nelle zone interne del materano è sviluppata la coltura di
cerealicola: frumento, granturco, orzo e avena, di cui la regione è la maggior
produttrice nazionale. Sulle colline a ridosso del Metapontino invece c'è una
fiorente coltivazione di vigneti, mentre nella piana sono molto sviluppate le
piantagioni di alberi da frutto: susine, pesche, pere, kiwi e agrumeti. Il
settore primario, in ogni caso, dopo una fase di relativa modernizzazione, più
intensa nella Piana di Metaponto, sembra avere raggiunto i propri limiti
strutturali, in assenza di una efficiente rete di distribuzione commerciale e di
promozione: ciò, in un quadro di forte concorrenza interregionale, ha di fatto
ostacolato la creazione di nuove filiere produttive, relegando in ruoli
marginali le stesse colture di qualità.
Allevamento e Pesca
L'allevamento è suddiviso per zone, infatti nella zona del materano abbiamo
quello di ovini, suini, caprini mentre quello dei bovini è per lo più praticato
nelle zone montuose del potentino e nei grandi pascoli del melfese. La pesca è
poco sviluppata, ed è solo limitata alla costa Jonica.
Materie prime
Oggi la vera ricchezza è rappresentata dalle risorse del sottosuolo che offrono
ottime prospettive per lo sviluppo economico della regione, in particolare il
ritrovamento di giacimenti petroliferi nella Val d'Agri ha portato alla stipula
di un accordo (nel 1998) fra Governo, Regione ed E.N.I.. La Basilicata, in
cambio delle concessioni per lo sfruttamento di questa importante materia prima
(una produzione stimata in 104.000 barili al giorno per vent'anni, pari al 10%
del fabbisogno nazionale), otterrà rilevanti benefici economici ed
occupazionali, oltre all'impegno da parte dello Stato di effettuare interventi
infrastrutturali per accelerare lo sviluppo socio-economico della zona e di
garantire la riqualificazione ambientale, con la salvaguardia del parco naturale
che dovrà sorgere nella Val d'Agri. La regione è ricchissima di idrocarburi,
particolarmente metano (nella Valle del Basento) e petrolio, in Val d'Agri, dove
è situato il più grande giacimento dell'Europa continentale.
Industria
La regione è specializzata nella produzione alimentare, nella produzione di
fibre artificiali, nella lavorazione di minerali non metalliferi e nelle
produzioni chimiche (concentrate in Valbasento). Positiva è la localizzazione di
industrie alimentari “esogene” (pastarie, lattiere, dolciarie), in particolare a
Matera e nel Melfese. Nuove prospettive ha aperto la costruzione di uno
stabilimento modello della FIAT a Melfi (1993), sia per i posti di lavoro che
offre nel brevissimo termine sia per le possibilità di occupazione che lo
sviluppo dell'indotto potrebbe creare nel medio e lungo periodo. Certamente, in
valori assoluti, le 6500 unità (1997) assorbite dal complesso melfese sono
andate a compensare le perdite massicce degli altri rami industriali, e in
particolare della chimica. È interessante confrontare i dati relativi alla
divisione settoriale del lavoro negli anni immediatamente precedenti e seguenti
l'apertura del complesso melfese: nel 1991, gli occupati in agricoltura
ammontavano ancora al 20%, mentre l'industria assorbiva solo il 26% del totale e
il restante 54% ricadeva nel settore terziario; nel 1994 il quadro risultava
profondamente trasformato e, pur in un preoccupante calo dell'occupazione
complessiva (da 193.000 a 176.000 unità), i valori percentuali vedevano
l'industria balzare al 37%, mentre l'agricoltura si dimezzava quasi (11,5%, con
6000 unità in meno) e il terziario stesso scendeva al 51,5%, perdendo oltre
10.000 posti di lavoro. Altra risorsa scarsamente valorizzata è rappresentata
dal patrimonio ambientale, sia naturalistico sia storico-culturale. Nonostante
la migliorata accessibilità, soprattutto dai versanti tirrenico (con la bretella
di collegamento fra Potenza e l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, su cui si è
sviluppato, nei pressi del capoluogo, il nucleo industriale di Tito) e ionico
(con il potenziamento della strada litoranea sul golfo di Taranto, da cui si
dipartono le arterie di penetrazione lungo i fondovalle del Bradano, del Basento
e dell'Agri), la Basilicata presenta ancora un movimento turistico assai debole:
poco più di 200.000 arrivi e circa un milione di presenze all'anno, con una
permanenza media, dunque, assai breve (meno di 5 giorni) e comunque legata, in
massima parte, alle località balneari.
L'industria della regione è basata sulle attività di piccole e medie imprese:
industrie alimentari (oleifici, aziende vinicole, pastifici), tessili ed
industrie della lavorazione del marmo. Di rilevanza lo stabilimento Fiat di
Melfi mentre a Matera è presente l'industria ferroviaria Ferrosud e l'industria
del mobile. A Potenza esistono stabilimenti chimici mentre nella Valle del
Basento sono presenti impianti di produzione tessile. Nel Metapontino, infine,
vi è una grande presenza di aziende agricole con produzione industriale
soprattutto di fragole e alberi da frutto.
Turismo
Il turismo è basato su tre tipologie:
* Storico-culturale per quanto riguarda le città della Magna Grecia (Metaponto,
Policoro, Nova Siri), le città d'epoca romana (Venosa, Grumentum), le città
medioevali (Melfi, Miglionico, Tricarico, Valsinni), ed i Sassi di Matera,
testimonianza di civiltà preistoriche, rupestri e contadine.
* Balneare per quanto riguarda le due coste lucane, quella tirrenica (Maratea) e
quella ionica (Metaponto, Pisticci, Scanzano Jonico, Policoro, Rotondella, Nova
Siri).
* Montano-escursionistico con il Parco Nazionale del Pollino, e sciistico
(comprensorio del Monte Sirino).