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Economia del Veneto
Evoluzione
storico-economica
Il Veneto è una delle regioni più ricche d'Italia. Ha conosciuto una fortissima
espansione economica, sin dal secondo dopoguerra, ed oggi è sede di importanti
attività industriali e terziarie. Complessivamente, il PIL della regione Veneto
registrato nel 2003 è stato di 94.429,6 milioni di Euro 1995 che, attualizzati
al 2004, corrispondono a 116.148,4 milioni di Euro. Il Veneto apporta, nel 2003,
un Valore Aggiunto che costituisce il 67% della ricchezza prodotta dall'intero
Nord Est e il 9% di quella nazionale. Attualmente, la crisi economica presente a
livello mondiale, incide anche sull'economia veneta. Tuttavia, stando ad analisi
recenti, l'export sembra ancora trainare la produzione.[23]
Lo sviluppo dell'industrializzazione sul finire dell'Ottocento,
contemporaneamente all'unione del Veneto all'Italia, vede una lunga incubazione
protoindustriale, una modernizzazione dell'industria laniera, e lo sviluppo di
una classe imprenditoriale, che vede nel territorio vicentino il luogo dove
insediare le attività produttive. Il mercato cercava di non rivolgersi più al
proprio interno ma di aprirsi al resto d'Italia, rinnovando i processi
manifatturieri e trovando delle spinte in una nuova classe dirigente, che vede
nuovi protagonisti d'eccezione imporsi. Tra questi vanno ricordati:
* Alessandro Rossi: imprenditore laniere vicentino, con il suo pedagogismo
industrialista propone una nuova visione dell'azienda industriale.
* Vincenzo Stefano Breda: si coinvolge in un processo di infrastrutturazione del
territorio, coinvolgendosi in attività politiche e in attività bancarie, anche
ad alto rischio.
* Luigi Luzzatti: capo del movimento che vuole l'affermazione delle Banche mutue
popolari.
* Leone Wollemborg: ricco possidente, a capo del movimento d'opinione che vuole
l'affermazione delle Casse rurali.
Tuttavia, proprio in questi anni di fine 1800 inizia l'intraprendenza dei
contadini e si afferma un tessuto produttivo che si specializza, dando vita a
delle forme embrionali di distretto. Con il 1900 e la rivoluzione dell'energia
elettrica, si fanno strada alcune società elettriche, tra cui la Cellina e poi
la SADE. Giuseppe Volpi, dopo aver costituito la SADE, fu autore della crescita
del capitale di questa società, fino a farla diventare una delle più importanti
realtà produttive di energia, costruendo una rete di distribuzione elettrica che
coprì buona parte del territorio veneto. Successivamente, proprio per iniziativa
di Volpi, nacque il polo industriale chimico di Venezia (Marghera), il quale
fungeva da raffineria e da terminal per l'industria del Nord-Ovest. Tale
sviluppo industriale di Marghera iniziò nel 1919 per continuare fino al 1932. In
questo modo, in Veneto si ha l'introduzione di una industria ad alta densità di
capitale. Dal 1937 al 1940 il Veneto diventa la terza regione industrializzata
d'Italia. L'incremento della potenza installata documentava del progresso
tecnico e dei miglioramenti produttivi raggiunti dal Veneto nonostante la
pesante congiuntura degli anni trenta. Esso si concentrava nelle province di
Vicenza e di Venezia, che detenevano così più del 50% della potenza
complessivamente disponibile, contro il 43,7% di dieci anni prima. Il progresso
era comunque andato in direzioni opposte: a rafforzare i comparti delle
industrie di base e di quelle produttrici di beni strumentali nel comprensorio
veneziano; a razionalizzare il settore produttivo tessile, in particolar modo il
comparto laniero. Si accentuava così la frattura tra localizzazione della
manifattura leggera e localizzazione dei settori trainanti, come quello chimico
ad esempio, che nel 1937-1940 presentava dei valori superiori ai dati nazionali:
il 4,3% dell'intera occupazione industriale regionale (3,9% il valore
nazionale), 32,9 addetti per unità produttiva (16,9), una potenza disponibile
pari al 12,7% della regione (9,2% la media nazionale) e al 10,2% della forza
motrice complessiva dell'intera industria chimica italiana (era il 3,4% solo
dieci anni prima). Un altro elemento cardine della storia economica del Veneto è
l'impresa Marzotto, la quale rappresenta una svolta nella cultura economica
veneta: Gaetano Marzotto Jr concepisce l'attività produttiva come continua
spinta al cambiamento, all'innovazione, al reinvestimento di capitali e alla
realizzazione di economie di scala.
Nel secondo dopoguerra il Veneto conosce un periodo di crisi, diventando una
zona povera e senza un'economia trainante. Tuttavia, il Veneto ha saputo uscire
da questa crisi grazie al suo essere un aggregato di sistemi, al suo saper
coniugare tradizione ed innovazione, al suo saper essere internazionale e locale
allo stesso tempo, al suo essere formato da uno sviluppo multilineare che ha
permesso la nascita di molti distretti, differenziando la produzione in maniera
accentuata.
Situazione attuale
Le attività agricole (frumento, mais, frutta, ortaggi) e zootecniche (Bovini,
Suini) sono ancora di rilievo, e sono molto meccanizzate. L'industria è presente
soprattutto nelle province occidentali e sulle coste adriatiche; prevalgono
piccole aziende, specializzate nei settori alimentare, tessile, calzaturiero e
del mobile. A Marghera, nella terraferma veneziana, è ancora attivo il polo
chimico industriale di Porto Marghera. Molti sono i segnali che fanno pensare ad
una sua chiusura, auspicata da molte associazioni di residenti e ambientalisti,
tuttavia, il problema occupazionale vivacizza il dibattito, poiché secondo molte
associazioni di lavoratori una sua chiusura creerebbe un problema sociale ben
peggiore dei danni causati dalla chimica. Molte sono state le morti tra i
lavoratori, la cui responsabilità una sentenza ha attribuito ai vertici del
Petrolchimico. Treviso e provincia sono anche la prima area d'Italia per
l'abbigliamento giovanile, con il gruppo Benetton.
Importanti sono anche le attività bancarie, il commercio e il turismo, nelle
località balneari di Jesolo, Caorle, Bibione, Eraclea Mare, Cavallino-Treporti,
Sottomarina, Rosolina, nelle località montane di Cortina d'Ampezzo, Arabba,
Sappada, Falcade, Val Zoldana, Alleghe, Pieve di Cadore, Asiago, nelle città
d'arte e sul lago di Garda.